Nel 1860 nei pressi di Londra, nella casa-laboratorio di un giovane chimico inglese, nacque per errore il
primo colore artificiale della storia : il malva. Il chimico era William Henry
Perkin e nel tentativo di trovare il rimedio naturale contro la malaria, ottenne,
invece, una sostanza densa e oleosa di un intenso colore rosso-brunastro simile
al lilla, che egli stesso battezzò col nome malva, e che successivamente
brevettò.
Fino ad
allora i colori erano ricavati, in modo assai dispendioso, solo da prodotti
animali, vegetali e minerali. Perkin quindi intuì subito l’ importanza della
sua scoperta, tanto che propose di introdurla sul mercato tessile, riscuotendo
parecchio successo.
Il malva chiaro è una tonalità pallida fra
il lilla e il lavanda, una delle gradazioni del viola più chiare, illuminate. È presente, insieme ad altre sfumature, in molti fiori selvaggi tra cui
la 'lavandula' o la 'lillà', nomi da cui derivano le rispettive tonalità di
colori.
'Malva', è infatti un nome latino che indica un genere di piante che comprende circa 30 specie. Deriva probabilmente dal greco 'malache', che significa soffice, o dal latino 'mollire alvum' (ammorbidire il ventre) e si riferisce alle proprietà emollienti della pianta.
In natura si trova in varie sue tonalità in
molte rocce basaltiche, come l' ametista, un tipo violaceo di quarzo. E' ed é
stata una delle più diffuse e antiche gemme utilizzate per la realizzazione di
gioielli, sigilli e intagli, e per questo spesso è stata legata al
prestigio delle dinastie reali. Rappresentava simbolo di potere sia nelle
pietre preziose che negli abiti che nel velluto di seta che foderava in parte
le corone d'oro dei regnanti.
Addirittura gli anni 60 dell’Ottocento divennero noti come il
“decennio del malva” dopo che la regina Vittoria indossò un abito di questo
colore per il matrimonio di sua figlia nel 1858. La
regina aveva visitato Parigi dove l’imperatrice francese (la donna più
influente del momento nel campo della moda) le aveva fatto conoscere il colore
scoperto da Perkin.